giovedì, maggio 12, 2022

Discorso di Putin del 24-02-2022

 Cari cittadini della Russia! Cari amici!

Oggi credo che sia di nuovo necessario tornare ai tragici eventi che hanno luogo nel Donbass e alle questioni chiave per garantire la sicurezza della Russia stessa.

Inizierò con quello che ho detto nel mio discorso del 21 febbraio di quest’anno. Parlo di qualcosa che ci preoccupa in modo particolare: delle minacce fondamentali che, passo dopo passo, vengono create in modo plateale e senza tanti complimenti dai politici irresponsabili dell’Occidente contro il nostro Paese anno dopo anno. Mi riferisco all’espansione del blocco NATO a est, portando le sue infrastrutture militari più vicine ai confini della Russia.

È noto che per 30 anni abbiamo cercato con perseveranza e pazienza di raggiungere un accordo con i principali Paesi della NATO sui princìpi di una sicurezza uguale e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo incontrato costantemente o inganni e bugie ciniche, o tentativi di pressione e ricatto, mentre nel frattempo l’Alleanza Nord Atlantica, nonostante tutte le nostre proteste e preoccupazioni, si espande costantemente. La macchina da guerra si sta muovendo e, ripeto, si sta avvicinando ai nostri confini da vicino.

Perché succede tutto questo? Perché questo modo insolente di parlare da una posizione di esclusività, infallibilità e permissività? Da dove viene questo atteggiamento indifferente e sprezzante nei confronti dei nostri interessi e delle nostre richieste perfettamente legittime?

La risposta è chiara, totalmente chiara e ovvia. L’Unione Sovietica si è indebolita alla fine degli anni ’80 e poi è crollata del tutto. L’intero corso degli eventi di allora è una buona lezione per noi oggi; ha dimostrato in modo convincente che la paralisi del potere e della volontà è il primo passo verso la completa degradazione e l’oblio. Una volta che abbiamo perso la fiducia per un po’, l’equilibrio di potere nel mondo si è rotto.

Questo ha portato al fatto che gli accordi precedenti, gli accordi non sono più effettivamente in vigore. Le persuasioni e le richieste non aiutano. Tutto ciò che non si addice all’egemone, al potere, viene dichiarato arcaico, obsoleto, non necessario. E viceversa: tutto ciò che sembra vantaggioso per loro viene presentato come la verità ultima, fatta passare a tutti i costi, sgarbatamente, con tutti i mezzi. I dissidenti vengono spezzati in ginocchio.

Quello di cui sto parlando ora non riguarda solo la Russia e non solo le nostre preoccupazioni. Riguarda l’intero sistema di relazioni internazionali, e talvolta anche gli stessi alleati degli Stati Uniti. Dopo il crollo dell’URSS, iniziò effettivamente una ridistribuzione del mondo, e le norme stabilite del diritto internazionale – e quelle chiave, fondamentali, furono adottate alla fine della seconda guerra mondiale e ne consolidarono in gran parte i risultati – iniziarono a ostacolare coloro che si dichiaravano vittoriosi nella guerra fredda.

Naturalmente, nella vita pratica, nelle relazioni internazionali e nelle regole che le governano, si doveva tener conto dei cambiamenti della situazione mondiale e dello stesso equilibrio di potere. Tuttavia, questo doveva essere fatto in modo professionale, senza intoppi, con pazienza, tenendo conto e rispettando gli interessi di tutti i Paesi e comprendendo le loro responsabilità. Ma no – uno stato di euforia da superiorità assoluta, una sorta di assolutismo di tipo moderno, per di più sullo sfondo del basso livello di cultura generale e dell’arroganza di coloro che hanno preparato, adottato e fatto passare le decisioni che erano vantaggiose solo per loro stessi. La situazione cominciò a svilupparsi in modo diverso.

Non abbiamo bisogno di andare lontano per trovare esempi. In primo luogo, senza alcuna autorizzazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, hanno condotto una sanguinosa operazione militare contro Belgrado, utilizzando aerei e missili proprio nel cuore dell’Europa. Diverse settimane di bombardamenti continui sulle città civili, sulle infrastrutture che sostengono la vita. Dobbiamo ricordare questi fatti, perché alcuni colleghi occidentali non amano ricordare quegli eventi, e quando ne parliamo, preferiscono indicare non le norme del diritto internazionale, ma le circostanze, che interpretano come meglio credono.

Poi vennero l’Iraq, la Libia e la Siria. L’uso illegittimo della forza militare contro la Libia e la perversione di tutte le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione libica hanno portato alla distruzione totale dello Stato, creando un enorme focolaio di terrorismo internazionale, e facendo precipitare il Paese in un disastro umanitario e nell’abisso di una lunga guerra civile che continua ancora oggi. La tragedia che ha condannato centinaia di migliaia, milioni di persone non solo in Libia, ma in tutta la regione, ha creato una migrazione di massa dal Nord Africa e dal Medio Oriente verso l’Europa.

Un destino simile è in serbo per la Siria. L’azione militare della coalizione occidentale in quel Paese, senza il consenso del governo siriano e l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, non è altro che un’aggressione, un intervento.

Tuttavia, l’invasione dell’Iraq occupa un posto speciale, ovviamente, senza alcuna base giuridica. Il pretesto era che gli Stati Uniti avevano presumibilmente informazioni affidabili sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq. Per dimostrarlo pubblicamente, davanti al mondo intero, il Segretario di Stato americano ha agitato una provetta con polvere bianca, assicurando a tutti che si trattava dell’arma chimica sviluppata in Iraq. E poi si è rivelata una montatura, un bluff: non c’erano armi chimiche in Iraq. Incredibile, sorprendente, ma il fatto rimane. Ci sono state bugie al più alto livello statale e dall’alto rostro dell’ONU. Il risultato è stato enormi perdite, distruzione e un’incredibile ondata di terrorismo.

In generale, sembra che quasi ovunque, in molte regioni del mondo, dove l’Occidente viene a stabilire il suo ordine, lascia ferite sanguinolente che non si rimarginano, piaghe del terrorismo internazionale e dell’estremismo. Tutti questi sono i più eclatanti, ma non sono affatto gli unici esempi di inosservanza del diritto internazionale.

Questo include le promesse al nostro Paese di non estendere la NATO di un centimetro verso est. Ancora una volta, sono stati ingannati, o, nel linguaggio popolare, semplicemente abbandonati. Sì, si sente spesso dire che la politica è un affare sporco. Forse, ma non così sporco, non in quella misura. Dopo tutto, un tale comportamento truffaldino non è solo contrario ai princìpi delle relazioni internazionali, ma soprattutto alle norme di moralità ed etica generalmente accettate. Dove sono la giustizia e la verità qui? Nient’altro che bugie e ipocrisia.

Per inciso, gli stessi politici, analisti politici e giornalisti americani scrivono e dicono che negli ultimi anni si è creato un vero e proprio “impero della menzogna” all’interno degli Stati Uniti. È difficile non essere d’accordo con questo – è vero. Ma non c’è bisogno di essere modesti: gli Stati Uniti sono ancora un grande Paese, una potenza che forma il sistema. I suoi satelliti non solo lo assecondano docilmente e obbedientemente, cantando in ogni occasione, ma copiano anche il suo comportamento e accettano con entusiasmo le regole che propone. Con buona ragione, si può dire con certezza che tutto il cosiddetto blocco occidentale, formato dagli USA a propria immagine e somiglianza, è lo stesso “impero della menzogna”.

Per quanto riguarda il nostro Paese, dopo il crollo dell’URSS, con tutta l’apertura senza precedenti della nuova Russia moderna e la sua disponibilità a lavorare onestamente con gli Stati Uniti e altri partner occidentali e in condizioni di disarmo effettivamente unilaterale, hanno immediatamente cercato di spingerci giù, finirci e distruggerci per sempre. Questo è esattamente quello che è successo negli anni ’90 e nei primi anni 2000, quando la cosiddetta comunità Occidente ha sostenuto attivamente il separatismo e le bande di mercenari nella Russia meridionale. Quali sacrifici e perdite ci sono costati, quali prove abbiamo dovuto affrontare prima di spezzare finalmente la schiena del terrorismo internazionale nel Caucaso! Ce lo ricordiamo, e non lo dimenticheremo mai.

Infatti, fino a poco tempo fa, non sono cessati i tentativi di usarci nei loro interessi, di distruggere i nostri valori tradizionali e di imporci i loro pseudo-valori, che corroderebbero dall’interno noi, il nostro popolo; quegli atteggiamenti che già stanno imponendo aggressivamente nei loro Paesi e che portano direttamente al degrado e alla degenerazione, poiché sono contrari alla stessa natura umana. Non accadrà, non ha mai funzionato per nessuno. Né ci riusciranno ora.

Nonostante tutto, nel dicembre 2021 abbiamo cercato ancora una volta di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti e i suoi alleati sui princìpi della sicurezza in Europa e la non estensione della NATO. Tutto invano. La posizione degli Stati Uniti non è cambiata. Non considerano necessario raggiungere un accordo con la Russia su questa questione chiave per noi, perseguono i loro propri obiettivi e non tengono conto dei nostri interessi.

E naturalmente, in questa situazione abbiamo la domanda: cosa fare dopo, cosa aspettarsi? Sappiamo bene dalla storia, come nel ’40 e all’inizio del ’41 l’Unione Sovietica cercò di prevenire o almeno rimandare lo scoppio della guerra. A tal fine, tra l’altro, ha letteralmente, fino all’ultimo minuto, cercato di non provocare un potenziale aggressore, non eseguendo o rimandando i passi più necessari e ovvi per prepararsi a respingere l’inevitabile attacco. E i passi che sono stati fatti alla fine erano disastrosamente in ritardo.

Di conseguenza, il Paese non era preparato ad affrontare pienamente l’invasione della Germania nazista, che attaccò la nostra Patria senza una dichiarazione di guerra il 22 giugno 1941. Il nemico è stato fermato e poi schiacciato, ma a un costo colossale. Il tentativo di compiacere l’aggressore alla vigilia della Grande Guerra Patriottica fu un errore che costò caro al nostro popolo. Nei primi mesi di combattimento abbiamo perso vasti territori strategicamente importanti e milioni di persone. Non faremo un simile errore una seconda volta, non ne abbiamo il diritto.

Coloro che aspirano al dominio del mondo dichiarano pubblicamente, impunemente e, sottolineo, senza alcuna giustificazione, che noi, la Russia, siamo il loro nemico. Essi, infatti, hanno oggi grandi capacità finanziarie, scientifiche, tecnologiche e militari. Siamo consapevoli di questo e valutiamo obiettivamente le minacce che suonano costantemente al nostro indirizzo nel campo dell’economia, così come la nostra capacità di resistere a questo ricatto impudente e permanente. Ripeto, li valutiamo senza illusioni e in modo estremamente realistico.

Nella sfera militare, la Russia moderna, anche dopo il crollo dell’URSS e la perdita di gran parte del suo potenziale, è oggi una delle potenze nucleari più potenti del mondo e, inoltre, ha alcuni vantaggi in un certo numero di armi d’avanguardia. A questo proposito, nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che un attacco diretto al nostro Paese porterebbe alla sconfitta e a conseguenze disastrose per qualsiasi potenziale aggressore.

Tuttavia, la tecnologia, compresa quella della difesa, sta cambiando rapidamente. La leadership in quest’area è cambiata e cambierà di mano, ma lo sviluppo militare dei territori adiacenti ai nostri confini, se glielo permettiamo, rimarrà per i decenni a venire, forse per sempre, e costituirà una minaccia sempre più grande e totalmente inaccettabile per la Russia.

Anche ora, mentre la NATO si espande verso est, la situazione per il nostro Paese peggiora e diventa ogni anno più pericolosa. Inoltre, negli ultimi giorni la leadership della NATO ha parlato esplicitamente della necessità di accelerare, di forzare l’avanzata delle infrastrutture dell’Alleanza verso i confini della Russia. In altre parole, stanno rafforzando la loro posizione. Non possiamo più limitarci a guardare quello che succede. Sarebbe completamente irresponsabile da parte nostra.

L’ulteriore espansione dell’infrastruttura dell’Alleanza Nord Atlantica e lo sviluppo militare dei territori dell’Ucraina è per noi inaccettabile. Il problema, naturalmente, non è l’organizzazione NATO in sé – è solo uno strumento della politica estera statunitense. Il problema è che sui territori adiacenti a noi – vorrei notare, sui nostri stessi territori storici – si sta creando un “anti-Russia“, che è stato messo sotto pieno controllo esterno; viene intensamente colonizzato dalle forze armate dei Paesi della NATO e riempito con le armi più moderne.

Per gli Stati Uniti e i loro alleati, questa è una cosiddetta “politica di contenimento” della Russia, un ovvio dividendo geopolitico. Per il nostro Paese, tuttavia, è in definitiva una questione di vita o di morte, una questione del nostro futuro storico come Nazione. E non è un’esagerazione – è così e basta. Questa è una vera minaccia non solo per i nostri interessi ma per l’esistenza stessa del nostro Stato, la sua sovranità. Questa è la linea rossa di cui si è parlato ripetutamente. L’hanno attraversata.

In questo contesto, la situazione nel Donbass. Vediamo che le forze che hanno realizzato un colpo di Stato in Ucraina nel 2014, [che] hanno preso il potere e lo hanno mantenuto per mezzo di procedure elettorali essenzialmente decorative, hanno definitivamente rifiutato di risolvere il conflitto in modo pacifico. Per otto anni, otto anni infinitamente lunghi, abbiamo fatto tutto il possibile perché la situazione si risolvesse con mezzi pacifici e politici. Tutto invano.

Come ho detto nel mio precedente discorso, è impossibile guardare quello che sta succedendo lì senza compassione. Semplicemente non era più possibile tollerarlo. Questo incubo – il genocidio contro i milioni di persone che vivono lì, che sperano solo nella Russia, [che] sperano solo in voi e in me – doveva essere fermato immediatamente. Sono state queste aspirazioni, i sentimenti e il dolore della gente che sono stati il motivo principale per prendere la decisione di riconoscere le Repubbliche Popolari del Donbass.

Ciò che penso sia importante sottolineare ulteriormente. I principali Paesi della NATO, al fine di raggiungere i propri obiettivi, sostengono i nazionalisti estremi e i neonazisti in Ucraina, che, a loro volta, non perdoneranno mai il popolo di Crimea e Sebastopoli per la loro libera scelta di riunirsi alla Russia.

Naturalmente andranno in Crimea, proprio come hanno fatto nel Donbass, per fare la guerra e uccidere, proprio come le bande punitive dei nazionalisti ucraini, collaboratori di Hitler durante la Grande Guerra Patriottica, hanno ucciso persone inermi. Dichiarano anche apertamente di rivendicare un certo numero di altri territori russi.

L’intero corso degli eventi e l’analisi delle informazioni che arrivano mostrano che lo scontro della Russia con queste forze è inevitabile. È solo una questione di tempo: si stanno preparando, aspettano il momento opportuno. Ora rivendicano anche il possesso di armi nucleari. Non permetteremo che questo accada.

Come ho detto prima, la Russia ha accettato le nuove realtà geopolitiche dopo il crollo dell’URSS. Noi rispettiamo e continueremo a rispettare tutti i Paesi di recente formazione nello spazio post-sovietico. Noi rispettiamo e continueremo a rispettare la loro sovranità, e un esempio di questo è l’aiuto che abbiamo dato al Kazakistan, che ha affrontato eventi tragici e sfide alla sua statualità e integrità. Ma la Russia non può sentirsi sicura, non può svilupparsi, non può esistere con una minaccia costante proveniente dal territorio dell’odierna Ucraina.

Permettetemi di ricordarvi che nel 2000-2005 abbiamo respinto militarmente i terroristi nel Caucaso, abbiamo difeso l’integrità del nostro Stato e salvato la Russia. Nel 2014 abbiamo sostenuto i residenti della Crimea e di Sebastopoli. Nel 2015, abbiamo usato le nostre forze armate per mettere una barriera affidabile all’infiltrazione dei terroristi dalla Siria in Russia. Non c’era altro modo per difenderci.

La stessa cosa sta accadendo ora. A noi due [me e voi] non è rimasta altra possibilità di difendere la Russia, il nostro popolo, che quella che saremo costretti a usare oggi. Le circostanze ci impongono di agire in modo deciso e immediato. Le Repubbliche popolari del Donbass hanno chiesto aiuto alla Russia.

A questo proposito, in conformità con l’articolo 51 della parte 7 della Carta delle Nazioni Unite, con l’autorizzazione del Consiglio della Federazione della Russia e in conformità con i trattati di amicizia e mutua assistenza con le Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk ratificati dall’Assemblea federale il 22 febbraio di quest’anno, ho preso la decisione di condurre un’operazione militare speciale.

Il suo scopo è quello di proteggere le persone che hanno subito abusi e genocidi dal regime di Kiev per otto anni. E a questo scopo, ci batteremo per la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina, così come il processo di coloro che hanno commesso numerosi crimini sanguinosi contro i civili, compresi i cittadini della Federazione Russa.

Allo stesso tempo, i nostri piani non includono l’occupazione di territori ucraini. Non intendiamo imporre nulla a nessuno con la forza. Allo stesso tempo, sempre più di recente si sente dire in Occidente che i documenti firmati dal “regime totalitario sovietico”, che sanciscono i risultati della seconda guerra mondiale, non dovrebbero più essere applicati. Qual è dunque la risposta a questo?

Il risultato della seconda guerra mondiale è sacro, così come i sacrifici fatti dal nostro Popolo sull’Altare della Vittoria sul nazismo. Ma questo non contraddice gli alti valori dei diritti umani e delle libertà, basati sulle realtà dei decenni del dopoguerra. Né annulla il diritto delle Nazioni all’autodeterminazione sancito dall’articolo 1 della Carta delle Nazioni Unite.

Permettetemi di ricordarvi che né alla fondazione dell’URSS né dopo la seconda guerra mondiale qualcuno ha mai chiesto alle persone che vivevano nei territori che compongono l’odierna Ucraina come volevano organizzare la loro vita. La nostra politica si basa sulla libertà, la libertà di scelta per tutti di determinare il proprio futuro e quello dei propri figli. E crediamo che sia importante che tutti i Popoli che vivono sul territorio dell’Ucraina di oggi, tutti quelli che vogliono farlo, possano esercitare questo diritto – il diritto di scegliere.

A questo proposito, mi rivolgo anche ai cittadini dell’Ucraina. In quell’anno, 2014, la Russia aveva l’obbligo di proteggere gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli da quelli che essi stessi chiamano “nazisti”. Gli abitanti della Crimea e di Sebastopoli hanno fatto la loro scelta di stare con la loro Patria storica, con la Russia, e noi l’abbiamo sostenuta. Di nuovo, semplicemente non potevamo fare altrimenti.

Gli eventi di oggi non hanno nulla a che fare con il desiderio di violare gli interessi dell’Ucraina e del popolo ucraino. Hanno a che fare con la protezione della Russia stessa da coloro che hanno preso in ostaggio l’Ucraina e stanno cercando di usarla contro il nostro Paese e il suo popolo.

Ripeto, le nostre azioni sono un’autodifesa contro le minacce che ci vengono poste e contro una calamità ancora più grande di quella che sta accadendo oggi. Per quanto sia difficile, vi chiedo di capirlo e vi invito a lavorare insieme per voltare al più presto questa tragica pagina e andare avanti insieme, a non lasciare che nessuno interferisca nei nostri affari, nelle nostre relazioni, ma a costruirle autonomamente – in modo da creare le condizioni necessarie per superare tutti i problemi e, nonostante i confini nazionali, rafforzarci dall’interno come un’unica entità. Io credo in questo – questo è il nostro futuro.

Devo anche fare appello ai membri delle forze armate ucraine.

Cari compagni! I vostri padri, nonni, bisnonni non hanno combattuto contro i nazisti, difendendo la nostra Patria comune, affinché i neonazisti di oggi potessero prendere il potere in Ucraina. Avete fatto un giuramento di fedeltà al popolo ucraino, e non alla giunta anti-popolare che sta derubando e vessando l’Ucraina.

Non obbedire ai suoi ordini criminali. Vi esorto a deporre immediatamente le armi e ad andare a casa. Voglio essere chiaro: tutti i militari dell’esercito ucraino che soddisfano questa richiesta potranno lasciare la zona di guerra e tornare alle loro famiglie senza ostacoli.

Ancora una volta, insisto che tutta la responsabilità di un eventuale spargimento di sangue sarà interamente sulla coscienza del regime al potere in Ucraina.

Ora alcune parole importanti, molto importanti per coloro che possono essere tentati dall’esterno di interferire negli eventi in corso. Chiunque cerchi di interferire con noi, e tanto meno di mettere in pericolo il nostro Paese e il nostro popolo, deve sapere che la risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze che non avete mai affrontato prima nella vostra storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie sono state prese a questo proposito. Spero di essere ascoltato.

Cari cittadini della Russia!

Il benessere, l’esistenza stessa di intere Nazioni e Popoli, il loro successo e la loro vitalità hanno sempre origine nel forte sistema di radici della loro cultura e dei loro valori, l’esperienza e le tradizioni dei loro antenati, e, naturalmente, dipendono direttamente dalla capacità di adattarsi rapidamente a una vita in costante cambiamento, dalla coesione della società, dalla sua volontà di consolidarsi, di raccogliere tutte le forze per andare avanti.

La forza è sempre necessaria – sempre – ma la forza può essere di diverse qualità. La politica dell'”impero della menzogna” a cui ho fatto riferimento all’inizio del mio discorso si basa principalmente sulla forza bruta e diretta. In questi casi, diciamo: “Hai forza, non hai bisogno di intelligenza”.

E voi ed io sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se questo è vero, allora è difficile non essere d’accordo che la forza e la volontà di combattere sono il fondamento dell’indipendenza e della sovranità, il fondamento necessario su cui solo possiamo costruire il nostro futuro, la nostra casa, la nostra famiglia e la nostra Patria in modo sicuro.

Cari compatrioti!

Sono sicuro che i soldati e gli ufficiali delle forze armate russe che si dedicano al loro Paese compiranno il loro dovere con professionalità e coraggio. Non ho dubbi che tutti i livelli di potere e i professionisti responsabili della stabilità della nostra economia, del sistema finanziario e della sfera sociale, così come i leader delle nostre aziende e di tutto il business russo lavoreranno in modo coordinato ed efficace. Conto sulla posizione consolidata e patriottica di tutti i partiti parlamentari e delle forze pubbliche.

Alla fine, come è sempre successo nella storia, il destino della Russia è nelle mani capaci del nostro Popolo multinazionale. Ciò significa che le decisioni che abbiamo preso saranno attuate, gli obiettivi che abbiamo fissato saranno raggiunti e la sicurezza della nostra Patria sarà garantita in modo affidabile.

Credo nel vostro sostegno, nella forza invincibile che ci dà il nostro amore per la Patria.

Fonte in lingua originale: http://kremlin.ru/events/president/news/67843

Vi invitiamo a leggere la nostra raccolta (incompleta ed in aggiornamento) degli interventi di Putin, “Per l’Unità dei Russi“, per aver chiaro le posizioni e le motivazioni della Federazione Russa nell’agire nei modi in cui sta agendo:

Testi di M-48: https://www.m-48.it/home/testi/

Vladimir Putin è probabilmente il leader più complesso e controverso del nostro secolo, e le critiche che gli si possano riservare non possono tuttavia ostacolare i meriti che dobbiamo riconoscergli. I suoi discorsi e scritti Per l’Unità dei Russi ci possono ben aiutare ad inquadrare la visione e l’interpretazione del mondo e della storia del presidente del Paese più grande al mondo; da non ignorare soprattutto di questi tempi.

Autore: Vladimir Putin  Tradotto da M-48


lunedì, maggio 09, 2022

Trascrizione della puntata del 10-02-1994 de "Il Rosso ed il Nero" - RAI

 

Da “Il Rosso ed il Nero” del 10-02-1994 : Ruggeri presenta il libro del 1994

Trascrizione fatta dal video RAI

 

Il 02-08-2021 ho potuto visionare i passaggi fondamentali della puntata de “Il Rosso ed il Nero” del 10-02-1994.

Mi sono recato alla Biblioteca Universitaria di Pavia Via Strada Nuova 65, ed ho visionato spezzoni della puntata catalogata come TECA T94041/421.

Ecco la trascrizione dei passaggi che documentano la DIFFAMAZIONE di cui si e’ reso colpevole Silvio Berlusconi con la complicita’ del conduttore Michele Santoro.

 

Santoro : intervenga nel dibattito

Ruggeri : certamente.(Nota mostrando il libro Ruggeri afferma: )

Questa e’ una nuova edizione ampliata ed aggiornata di un libro, mi si consenta, famoso, usci’ 6 anni fa e poi spari’.

Berlusconi a suo tempo fece di tutto per impedirne l’uscita. Tuttavia il libro usci’ ugualmente e lo accolse sempre il Berlusconi con una raffica di querele, querele che si sono tutte concluse a nostro favore, a favore degli autori perche’: o le ha ritirate o le ha perse anzi nel novero di queste querele Silvio Berlusconi rischio’ a sua volta una condanna perche’ in Tribunale aveva deposto ed e’ stato riconosciuto , dunque il Tribunale ha riconosciuto che aveva giurato falsa testimonianza, e dalla cosa l’ha salvato una amnistia la 23’ amnistia di questa Repubblica.

Torno al libro : ecco cosa abbiamo voluto fare con questo libro : rispondere alla domanda che tutti gli italiani si pongono e che si pongono da tanti anni : chi gli ha dato i soldi

Santoro interrompe : li ha fatti da solo…questa e’ la risposta

Ruggeri :

Ebbene noi ricostruiamo attraverso questo libro. Attraverso questa indagine da che parte sono venuti i soldi

Ebbene oggi devo dire, non posso raccontare il libro, devo dire che l’origine di questi soldi e finanziamenti e’ quanto mai oscura, vuoi che arrivino come all’inizio dalla Svizzera, capitali su cui c’e’ tutto da discutere, vuoi che arrivino da Roma, perche’ un piccolo particolare la Finivest e’ all’insegna del Biscione, quindi simbolo di Milano, pero’ niente dell’impero Finivest nasce a Milano ma nasce tutto a Roma in ambienti piduisti, i finanziamenti arrivano dalle banche piduiste, i prestanome sono piduisti o mafiosi.

Santoro : mi sa che si becca un’altra querela se non me la becco io e comunque va beh,

Ruggeri : ne discuteremo ancora

 

Da “Il Rosso ed il Nero” del 10-02-1994 : telefonata diffamatoria di Berlusconi.

Trascrizione dal  video RAI

 

Berlusconi sovrapposto a Paissan : mi riferisco ad esempio al personaggio che poco fa ha tirato fuori un libro su di me,un libro edito nella prima versione dalla casa editrice comunista Editori Riuniti contro il quale (Santoro sovrapposto : con soldi del KGB) questo signore mi consenta ha detto che io sono mafioso, che sono piduista, che fa passare per un reato quello di mettere una sede di una societa’a Roma, che sono oscure le origini dei miei capitali, questo signore e’ stato condannato dai Tribunali italiani ed e’ stato purtroppo un atto esclusivamente di generosita’ che l’ha salvato, un atto di generosita’ da parte mia, sapete cosa e’ successo ?

(Santoro sovrapposto : vero ? vero?)

Ruggeri sovrapposto : non e’ vero nella maniera piu’ assoluta….

Nota autore : Ruggeri esibisce il libro mentre parla, )

Ruggeri : la storia dei processi e’ raccontata qui’[Nota Ruggeri mostra il libro edito dalla Kaos] mente, mente e lo fa di proposito

Ruggeri(con Berlusconi in sottofondo che interrompe) : perche’ gia’una volta e’ stato riconosciuto di avere detto falsa testimonianza lo dice un Tribunale della Repubblica si .

Berlusconi : andiamo con ordine

Ruggeri : si la Corte di Appello di Venezia Cavaliere e se non c’era se non c’era l’amnistia alla quale lei si e’ ben guardato dal rinunciare si sarebbe beccato da 6 mesi a 3 anni

Berlusconi : si 24anni di galera, bravissimo….

Santoro sovrapposto: bene venga al secondo punto

Ruggeri articolo 172

Fini in sottofondo : lasciamo perdere……

Santoro : e come lasciamo perdere faccio io il moderatore……

Berlusconi : e vedo che si fa anche la barba quindi alla mattina si alza si fa la barba si guarda nello specchio ed e’ bella che rovinata la giornata .Allora …

Santoro: ma ma questa veramente non l’abbiamo capita…non e’ niente ne sta dicendo tante, allora…

Berlusconi : la situazione era questa : c’e’ stata una condanna degli autori di questo libro insieme ad altri giornalisti, purtroppo

Santoro : lui dice di no, lui dice di no,lei dice di si….la prossima volta controlliamo, sono telenovele infinite

Berlusconi : ho iniziato un discorso me lo deve lasciare finire…..

Santoro : no ma iole dico venga al secondo punto perche’ lei dice che loro sono stati condannati , lui dice che e’ stato condannato lei

Berlusconi : ho rimesso la querela

Ruggeri sovrapposto “ Cavaliere si legga il libro,gliene faccio un omaggio,

Berlusconi : perche’ stava morendo mi e’ stato chiesto di rimettere la querela al direttore della Notte che era condannato assieme a questo personaggio, ho rimesso per un atto di generosita’ la querela all’ex- direttore de la Notte e per conseguenza diretta la querela e’ stata anche rimessa a questo signore

Santoro sovrapposto : mi impegno a ricostruire tutti gli elementi della vicenda

Berlusconi sovrapposto : di questo atto esclusivamente di generosita’

Santoro sovrapposto : “ho capito ma veniamo al secondo punto – per favore, per favore ho detto che mi impegno, ho detto che mi impegno,– mi scusi, il pubblico mi conosce – io mi impegno come ho fatto altre volte, a  leggere la legge , a dare ragione al Cavaliere Berlusconi cosi’ andro’ a ricostruire tutta questa vicenda e ne rendero’ conto al pubblico e’ inutile che noi diciamo lei ha detto la sua, lui ha detto la sua….veniamo al secondo punto

Berlusconi : il secondo punto l’ho gia’ detto e’ quello di Furio Colombo.

 

                                 

Giovanni Ruggeri : foto tratta dalla puntata de “Il Rosso ed il Nero” del 10-02-1994

 

 

Prima edizione febbraio 1994 Copyright 1994 Kaos Edizioni Milano

Berlusconi - Inchiesta sul Signor TV

"Il vero potere risiede nelle mani dei detentori di mass media"

LICIO GELLI

"C'e' una grande differenza fra il Berlusconi che parla e quello che agisce"

INDRO MONTANELLI

Premessa

Questo libro - alla sua seconda edizione, accuratamente approfondito e aggiornato, dopo la travagliata prima edizione del marzo 1987 - non avrebbe mai dovuto uscire, poiché‚ il personaggio che vi e' biografato gli ha dichiarato guerra prima ancora che venisse edito, e durante e dopo la sua pubblicazione.

Il primo attacco di Berlusconi al presente libro e' stato sferrato quando non era ancora stato edito. Il 25 e 26 settembre 1986, il quotidiano "Il Mattino" pubblicava un'inchiesta in due puntate del giornalista Roberto Napoletano intitolata Chi sara' il padrone di Berlusconi?; Napoletano aveva intervistato tra gli altri Marco Borsa (allora direttore di "Italia Oggi") e Giovanni Ruggeri, quali "esperti" dell'ambigua materia berlusconiana: i temi trattati spaziavano dal sodalizio del Cavaliere con il Venerabile maestro piduista Gelli, alle erogazioni creditizie che le banche guidate da piduisti avevano a suo tempo accordato alla Fininvest, dalla controversa e per piu' aspetti oscura "avventura edilizia" del primo Berlusconi, ai suoi spericolati rapporti con il chiacchierato faccendiere Flavio Carboni, dagli ingenti debiti del gruppo Fininvest, al fiasco di "La Cinq" in Francia, eccetera. Il Cavaliere reagiva con un'irata lettera al quotidiano, esigendo la pubblicazione di una chilometrica rettifica, nella quale scriveva: <<Tutte le affermazioni che il servizio del "Mattino" avrebbe materialmente desunto da questa incombente opera (di imminente pubblicazione da parte degli Editori Riuniti [il riferimento e' al nostro futuro libro, citato nell'articolo, NdA]) sono assolutamente false>>, e seguivano le sue contestazioni articolate in 18 punti ciascuno dei quali cominciava con <<E' falso che...>>.

"Il Mattino" replicava confermando tutte le notizie pubblicate nell'inchiesta del proprio inviato. A quel punto, Berlusconi querelava

 

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il direttore Pasquale Nonno, e l'inviato Roberto Napoletano, nonche'‚ <<altri che avessero concorso al reato>>, e cioe' anche Giovanni Ruggeri e Mario Guarino (stavamo per l'appunto ultimando la "incombente opera" menzionata dal Cavaliere).

Ma il giudice istruttore del Tribunale di Napoli stabilira' l'infondatezza delle doglianze di Berlusconi, firmando l'ordinanza di archiviazione della sua querela.

L'uscita del nostro libro "Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv" era prevista per il successivo ottobre 1986, presso gli Editori Riuniti (con i quali avevamo stipulato regolare contratto); ma l'inchiesta pubblicata dal "Mattino" e le polemiche che ne erano seguite avevano suscitato non meglio precisate "difficolta' tecniche" da parte degli Editori Riuniti - la casa editrice rimandava infatti l'uscita del libro di mese in mese (verra' edito solo nel marzo 1987).

Le ragioni delle "difficolta' tecniche" accampate dagli Editori Riuniti emergeranno alcuni anni dopo, cioe' nel settembre 1993, nell'ambito della inchiesta giudiziaria "Mani pulite". Il sostituto procuratore Tiziana Parenti, interrogando Flavio Di Lenardo (imprenditore editoriale, gia' socio della Ecolibri - societa' collegata agli Editori Riuniti), apprendera' di <<spericolate manovre tentate da Silvio Berlusconi per bloccare la pubblicazione di una biografia dedicata a Sua Emittenza>> (1). Di Lenardo racconta al giudice Parenti di avere appreso dall'avvocato Bruno Peloso (al tempo amministratore delegato degli Editori Riuniti) di un furente Berlusconi, il quale alternava minacce e profferte: <<Peloso mi disse che Fedele Confalonieri cerco' di evitare in tutti i modi l'uscita del volume perche'‚ raccontava l'inizio dell'ascesa di Berlusconi... Il braccio destro del padrone della Fininvest arrivo' addirittura a ipotizzare l'acquisto della Editori Riuniti, pur di non vedere quel libro in vendita>> (2); <<I tentativi erano accompagnati da offerte di denaro>> (3). Le dichiarazioni di Di Lenardo vengono riprese da tutti i quotidiani; "Avvenire" scrive: <<Il libro e' il celeberrimo (e ormai introvabile) "Berlusconi Inchiesta sul signor Tv", scritto a quattro mani dai giornalisti Giovanni Ruggeri e Mario Guarino. Il fatto, emerso due giorni fa, oggi sembra sia diventato un caso nazionale. Uno dei

 

(1) "L'Europeo", 20 settembre 1993.

(2) "Il Messaggero", 9 settembre 1993.

(3) "Corriere della Sera", 9 settembre 1993.

 

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due autori, Giovanni Ruggeri, dichiara: "Per impedire l'uscita della biografia presso gli Editori Riuniti, Berlusconi fece di tutto. Un giorno si presento' uno stretto collaboratore di Confalonieri e mi offri' un assegno in bianco in cambio dei diritti del libro">> (4).

Infatti, come abbiamo denunciato piu' volte pubblicamente (senza ricevere alcuna querela), nel febbraio '87 Fedele Confalonieri ci aveva telefonato presso la Rusconi Editore (dove lavoravamo) chiedendo di incontrarci "per trovare un accordo"; benche'‚ noi avessimo respinto l'offerta, ci mando' in ufficio il funzionario della Fininvest Sergio Roncucci, il quale, ostentando un carnet di assegni, ci aveva detto: <<Compriamo noi il vostro libro, a scatola chiusa. La cifra la scrivete voi...>>, e aveva anche ventilato di un possibile incarico a "Tv sorrisi e canzoni"...

Nel corso della sua deposizione al giudice Parenti, Flavio Di Lenardo ha inoltre dichiarato: <<Il libro usci' ugualmente, e Berlusconi querelo' la societa' editrice. Pero' la querela rientro' quando Berlusconi fece un grosso affare in Unione Sovietica, relativo a contratti pubblicitari>> (5). Effettivamente, la Fininvest ha ottenuto l'esclusiva della raccolta pubblicitaria delle imprese occidentali destinata ai palinsesti televisivi sovietici: Di Lenardo ipotizza, in base alle presunte confidenze fattegli da Peloso, che l'affare sia stato propiziato dagli Editori Riuniti (casa editrice controllata dal Pci), e che in cambio Berlusconi abbia tra l'altro rimesso una sua querela.

Fatto e' che, finalmente edito nel marzo 1987, "Berlusconi. Inchiesta sul signor Tv" andava esaurito in pochi giorni. Una immediata ristampa (aprile '87) esauriva la tiratura in tre settimane. Benche'‚ il successo di vendite fosse comprensibile ed evidente, forte era il sospetto che parte della tiratura fosse stata sottoposta a una sistematica opera di "rastrellamento" da parte di "mani ignote".

Non essendo riuscito a impedirne la pubblicazione, Berlusconi tentava comunque di condannare il libro all'anonimato. Alla sua uscita nelle librerie (20 marzo 1987), subito il gruppo Fininvest diramava un comunicato minacciando azioni legali a carico degli autori ("colpevoli" di attentare alla reputazione di Berlusconi) e contro <<gli organi di stampa e d'informazione che in qualunque forma e a qualunque titolo diano risalto al libro in questione>>.

Ma il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia respingeva

 

(4) "Avvenire", 10 settembre 1993.

(5) "la Repubblica", 9 settembre 1993.

 

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<<l'intimidazione preventiva e generalizzata della Fininvest>>, e in un suo comunicato intitolato L'Ordine sull'intimidazione della Fininvest alla stampa dichiarava: <<Presa conoscenza del comunicato diffuso dalla Fininvest Comunicazioni dopo la pubblicazione del volume-pamphlet dedicato a Silvio Berlusconi dai giornalisti Giovanni Ruggeri e Mario Guarino per i tipi degli Editori Riuniti, l'Ordine dei giornalisti della Lombardia respinge la manifesta inammissibilita' dell'intimidazione preventiva e generalizzata rivolta nel comunicato stesso agli organi di stampa e d'informazione che in qualunque forma e a qualunque titolo daranno risalto al libro in questione>>.

La polemica Fininvest-Ordine dei giornalisti della Lombardia veniva registrata dai quotidiani con accenti critici per le arroganti intimidazioni della Fininvest; scriveva ad esempio "la Repubblica":

<<Forse i troppi viaggi all'estero gli hanno dato alla testa. Dal tempo in cui Craxi voleva scacciare il corrispondente di "Le Monde" da Roma, non si era vista una cosa piu' insensata e, in fondo, anche autolesionista>>; e "La Notte": <<Il contenuto del libro, scritto dai giornalisti Giovanni Ruggeri e Mario Guarino, ha mandato in bestia Sua Emittenza spingendolo all'incauta mossa, giudicata come un inaccettabile tentativo di censura preventiva>>.

Ma - come e' noto - Berlusconi e' un tipo tenace, e dunque "aggirava" il comunicato dell'Ordine dei giornalisti contattando personalmente alcuni direttori di giornali. Ad esempio, il compianto Pietro Giorgianni, direttore de "La Notte", il quale ci ha raccontato la seguente telefonata di Sua Emittenza: <<Direttore, parlando di quel libro lei si e' giocato la mia stima... Io la riduco in poverta'>>, e Giorgianni: <<Non puo': sono gia' povero...>>.

Dopodiche', prende avvio l'offensiva legale. Il 12 maggio 1987, Berlusconi presenta due querele alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, alle quali fara' seguire anche la costituzione di parte civile <<per il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali tutti>>. Il potentissimo "Sua Emittenza" (sodale del potentissimo presidente del Consiglio Bettino Craxi) si ritiene diffamato dal contenuto di due interviste che gli autori di "Berlusconi Inchiesta sul signor Tv" hanno rilasciato, in occasione dell'uscita del libro, a "l'Unita'" e a "La Notte". Per il servizio apparso sul quotidiano del Pci il 28 marzo 1987, la querela berlusconiana coinvolge, oltre agli intervistati, l'estensore dell'articolo Francesco Bucchieri, e - limitatamente alla questione dell"'omesso controllo" - il direttore del quotidiano comunista Giancarlo Bosetti. L'illustre querelante lamenta che nell'intervista

 

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sia stata affermata l'esistenza di un procedimento penale a suo carico per reati valutari; inoltre, si duole del passo dell'intervista che tratteggia il suo impero come un "colosso d'argilla" costituito da "scatole cinesi" spesso vuote.

Anche la querela del 28 marzo 1987, relativa all'articolo pubblicato da "La Notte" il 20 marzo, e' sporta per <<diffamazione aggravata dall'uso del mezzo della stampa e dall'attribuzione di fatti determinati (quello di avere un processo pendente per reati valutari)>>.

Vi si legge: <<Sul numero del quotidiano "La Notte" del 20 marzo 1987 appariva in prima pagina e a caratteri cubitali il titolo annunciante un Libro-bomba su Berlusconi. Nel sottotitolo si specificava, tra l'altro, essere il libro il risultato di una "lunga indagine che mette a fuoco gli interessi di Berlusconi con le loro luci e le loro ombre". Il tutto, corredato da una foto "a mezzo busto" del sottoscritto e dal rinvio "a pag. 3">>. Il testo della querela prosegue citando brani della nostra intervista (<<"Dal nostro libro saltano fuori cose spiacevoli: fallimenti, societa' ombra, mafia bianca, Ciancimino, Calvi, Gelli">>); dopodiche'‚ il megaeditore craxiano e piduista argomenta: <<Il testo dell'intervista e' tale da far ritenere che tutto questo ben di Dio [cioe' fallimenti, societa' ombra, mafia bianca, Ciancimino, Calvi Gelli NdA] sia posto nel libro "a carico" del sottoscritto. Per la verita', non e' precisamente cosi', perche'‚ il libro e' costruito, dal punto di vista della diffamazione, in maniera piu' subdola ma piu' accorta... L'intervista invece e' piu' brutale, sotto il profilo della metodologia diffamatoria: va giu' dura e diretta, perche'‚ le "cose spiacevoli" non possono non significare un coinvolgimento di Berlusconi nell'elencazione sopra riportata [e cioe' fallimenti societa' ombra, mafia bianca, Ciancimino, Calvi Gelli NdA]>>. Ma la querela sporta dall'ex palazzinaro affiliato alla Loggia P2 riserva un finale "colpo di scena": <<...Ed ecco la sorpresa: l'articolista e' nientedimeno lo stesso direttore del quotidiano "La Notte" Pietro Giorgianni, che agisce evidentemente in sospetta sincronia con il suo editore, Rusconi; quest'ultimo e' gia' stato querelato dal sottoscritto per un'altra intervista, rilasciata ad un settimanale nello stesso lasso di tempo in cui veniva pubblicato l'articolo di cui sopra. Anche Ruggeri e Guarino sono giornalisti di casa Rusconi>>.

Berlusconi ritiene dunque che i "rusconiani" abbiano ordito una "strategia della diffamazione" a suo danno, come sostiene nella querela; ma in seguito cambiera' idea e rimettera' la querela sporta a carico dell'editore Edilio Rusconi. Rimettera' anche la querela a carico di Pietro Giorgianni, il quale era stato querelato sia come estensore dell'articolo, sia nella sua veste di direttore de "La

 

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Notte" (Giorgianni verra' in seguito invitato a cena nella villa di Arcore, e quando il giornalista lascera' la direzione de "La Notte" gli verra' affidata la direzione del periodico della Silvio Berlusconi editore "Telepiu'"); ma il "presunto diffamato" chiede espressamente che l'effetto della remissione della querela a carico di Giorgianni non si estenda agli altri due querelati, e cioe' a Ruggeri e Guarino: lui il direttore lo perdona, ma "quei due" li vuole in galera...

Tuttavia, il Tribunale (presieduto da Giorgio Caimmi, giudice relatore Fabio De Pasquale) e' di diverso avviso. <<La richiesta del querelante>>, si legge nella sentenza del 27 aprile 1988, <<deve giudicarsi quantomeno singolare. A fondare l'effetto estensivo basterebbe infatti il rilievo dell'unicita' dei fatti contestati>>. Il Tribunale dichiara dunque il non luogo a procedere nei confronti di tutti i querelati, e condanna Berlusconi al pagamento delle spese processuali.

Stessa sorte subisce, l'anno dopo, la querela relativa all'intervista pubblicata da "l'Unita'". Berlusconi la rimette, e con sentenza del 20 novembre 1989 il Tribunale (presidente Paolo Carfi', giudici Fabio De Pasquale e Claudio Gittaredi) gli accolla le spese del procedimento. Secondo alcuni, la querela che stando alla deposizione del Di Lenardo sarebbe stata rimessa quando <<Berlusconi fece un grosso affare pubblicitario in Unione Sovietica>> sarebbe proprio quest'ultima.

Berlusconi sporge un'altra querela a nostro carico per un'ulteriore intervista pubblicata dal settimanale "Epoca" (6). Il giornalista Carlo Verdelli aveva trascritto, nel numero di "Epoca" del 26 marzo 1987, il colloquio-intervista che aveva avuto con noi in merito al libro appena pubblicato. Gli argomenti dell'intervista erano stati anticipati dalla edizione de "La Notte" del 20 marzo; Berlusconi era al corrente di questo particolare (<<quella a "La Notte" e' un'intervista... in seconda battuta>>, puntualizzava infatti nella sua querela); e dunque la "presunta diffamazione" era contenuta in entrambe le testate: e tuttavia, il querelante rimetteva solo la querela a carico de "La Notte", mentre confermava quella a "Epoca". Sara' questa evidente contraddizione, questa giuridicamente inammissibile difformita', a segnare la sconfitta finale del Cavaliere, dopo una battaglia legale durata anni e combattuta in tutti e tre i gradi di giudizio, fino alla Cassazione.

 

(6) Superfluo precisare che il settimanale della Mondadori, al tempo dei fatti in questione, non era ancora entrato a far parte dell'impero berlusconiano.

 

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Berlusconi sporgeva querela per l'articolo di "Epoca" il 12 maggio 1987. Il processo si teneva nell'autunno del 1988 presso il Tribunale penale di Verona, competente per territorio (in quanto "Epoca" si stampava in quella citta'). Imputati di diffamazione aggravata a mezzo stampa erano i soliti Ruggeri e Guarino, il collega Carlo Verdelli, e per "omesso controllo" il direttore del settimanale Alberto Statera (7).

La vicenda merita di essere seguita attraverso il testo della sentenza datata 16 novembre 1988 del Tribunale penale (presidente Mario Resta, giudici a latere Giovanni Tamburino e Giovanni Pietro Pascucci, estensore): <<Si dolse, in particolare, nell'atto di querela, il Berlusconi, di due brani contenuti in detto articolo.

.. In primo luogo ritenne diffamatorio l'articolo laddove, dopo che gli autori avevano spiegato il perche'‚ della scelta della casa editrice Editori Riuniti ("Abbiamo scelto la casa editrice del Pci perche'‚ ci piaceva una loro collana, I libri bianchi, quella che pubblica gli atti di accusa dei giudici impegnati nei processi piu' importanti: mafia, Sindona, strage di Bologna"), con un ardito accostamento e in risposta alla domanda che sorgeva spontanea di come c'entrasse Berlusconi coi processi, riferiva come testualmente dichiarato dagli autori del libro che "un procedimento penale in corso ce l'aveva anche lui: dal 1983, per reati valutari commessi insieme a Flavio Carboni. E una vicenda poco risaputa ma la si evince, incontrovertibilmente, dalla relazione della Commissione parlamentare sulla P2". In secondo luogo gravemente diffamatoria, a giudizio del querelante, doveva ritenersi la frase successivamente riportata nell'articolo anch'essa come testuale dichiarazione degli autori del libro: "Dal nostro libro su Berlusconi saltano fuori cose spiacevoli: fallimenti, societa' ombra, mafia bianca, Ciancimino, Calvi, Gelli" [...]>>. Si da' il caso che all'inizio della fase dibattimentale noi imputati avessimo subito chiarito che Carlo Verdelli aveva riportato fedelmente le nostre dichiarazioni, e che la notizia del procedimento penale a carico di Berlusconi era poi risultata infondata. Infatti, nel procedimento penale cui ci eravamo riferiti erano imputati il faccendiere Flavio Carboni e il suo braccio destro Emilio Pellicani, e deponendo davanti alla Commissione d'inchiesta sulla Loggia P2, Pellicani aveva chiamato in causa anche Berlusconi: si trattava di una chiamata di correita', tant'e' vero che il faccendiere il 19 luglio 1984 aveva promosso causa civile contro Berlusconi esigendo

 

(7) Non appena Berlusconi acquisira' la Mondadori, Statera verra' sollevato dalla direzione di "Epoca".

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la restituzione di 545 milioni che avrebbe speso per suo conto e in suo nome e chiedendo di <<essere manlevato da tutte le conseguenze a lui derivanti e da derivare dal procedimento penale pendente davanti alla Procura di Trieste>>: questo era quanto noto al momento dell'uscita del nostro libro e dell'intervista a "Epoca".

Mentre al Tribunale di Verona era in corso il processo per la querela di Berlusconi, ignoravamo ancora che il 6 ottobre 1988 la Prima sezione civile del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Diego Curto' (8), aveva respinto le richieste di Pellicani (ed e' singolare che Berlusconi abbia ritenuto di non informare il Tribunale di Verona della sentenza a lui favorevole e avversa a Pellicani - ma forse piu' strano ancora e' il merito della sentenza...).

Nella prima edizione del nostro libro, a pagina 102, avevamo scritto: <<Pellicani sostiene trattarsi di procedimenti per reati valutari che vedrebbero coinvolto, oltre a due societa' di Carboni, anche Silvio Berlusconi. Se cio' che Pellicani afferma corrispondesse al vero, significherebbe che contro Berlusconi sarebbe in corso (1983) un procedimento penale. Non ci e' consentito soffermarci ulteriormente su questo punto e di approfondirlo, poiche'‚ scatterebbe il reato di violazione di segreto istruttorio>>; al collega Verdelli non potevamo aver dichiarato altro - a scanso di equivoci, lo avevamo pregato di riferirsi alla pagina 102 del libro, ed egli lo aveva puntualmente scritto, sia pure con l'inevitabile imprecisione delle sintesi troppo sommarie.

La prima udienza del processo di Verona si teneva il 27 settembre 1988, ma nel frattempo si erano verificati fatti nuovi. Il procedimento di Trieste pendente in istruttoria a carico del duo Carboni-Pellicani era approdato in aula per il pubblico dibattimento, e quindi era caduto il segreto istruttorio; presa visione delle carte processuali, avevamo potuto constatare che Berlusconi non figurava tra i rinviati a giudizio, circostanza che infatti subito dichiaravamo in apertura del processo di Verona.

La sentenza ce ne dara' atto: <<Ruggeri ha precisato di aver potuto recentemente accertare l'infondatezza della notizia... Ma di quali altri elementi erano in possesso gli autori del libro su tale informazione?

Lo si ricava dalla memoria oggi prodotta a firma del Ruggeri: "Ma dove la prudenza, il senso della misura, la cautela nel trattare siffatta materia vengono da noi esercitati al massimo e' a proposito dell'affare Calderugia-Nova Nuraghe. Le due societa' - di diritto estero - possedevano vaste aree edificabili in Sardegna;

 

(8) Sulle singolari coincidenze intercorse fra il corrotto giudice Diego Curto' e Fininvest-Berlusconi, cfr. pag. 221-22.

 

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Carboni e Berlusconi le acquisirono per destinare i terreni alla realizzazione, in societa' tra loro, del gigantesco progetto di insediamento turistico noto come Olbia 2... Il cav. Berlusconi ha dichiarato di non aver mai sentito parlare della Calderugia e della Nova Nuraghe. Che smemorato! In sostanza Berlusconi sapeva che i terreni erano di societa' estere, sapeva che volevano il pagamento 'in nero', sapeva che Carboni-Comincioli avevano ingannato l'Ufficio italiano cambi, e frodato il fisco, ecc. Berlusconi aveva fornito il denaro per i terreni in questione, e questi sono regolarmente finiti a lui con rogito del notaio Zito di Milano dell'aprile 1981. Questi i fatti. Che poi Pellicani gli abbia attribuito una comunicazione giudiziaria e' un errore deprecabile, ma non cambia la sostanza dei fatti">>.

<<Tali elementi>>, si legge piu' avanti nella sentenza, <<se giustificavano la conclusione del cointeressamento di Berlusconi all'acquisto dei terreni e del suo coinvolgimento nella complicata vicenda giudiziaria, non autorizzavano certo la conclusione di un suo concorso nei reati valutari addebitati al Carboni>>. Era questa considerazione che determinava la nostra condanna a un milione di lire di multa ciascuno. Per le residue imputazioni venivamo invece assolti per insufficienza di prove. Il collegio giudicante perveniva alla nostra assoluzione "con riserva" in merito alla frase "societa' ombra, mafia bianca, Ciancimino, Calvi, Gelli", in considerazione del fatto che <<sono effettivamente esistiti dei punti di contatto o dei legami del Berlusconi con dette persone e con fatti del genere giungendosi anche a qualificare tali rapporti come non irrilevanti>>, e inoltre perche'‚ quanto da noi affermato <<non appare ispirato da motivi contrari ai doveri professionali del giornalista>>.

Le motivazioni della sentenza del Tribunale di Verona erano un duro colpo per il clan berlusconiano, gia' contrariato dalla parzialissima e momentanea "vittoria di Pirro". Il mensile "Prima comunicazione" nel febbraio 1989 pubblicava un inserto speciale con il testo completo della sentenza, e segnalava: <<Il Tribunale di Verona condanna i quattro giornalisti, ma molta stampa scrive che lo sconfitto e' Berlusconi>>.Infatti, "L'Espresso" scriveva di <<clamorosa sconfitta giudiziaria di Berlusconi a Verona>> (9). "Il manifesto" gli dedicava questo colorito articolo: <<In galera! Il grido bracardiano e' risuonato mercoledi' pomeriggio nell'aula di giustizia del Tribunale di Verona, ex caserma asburgica con vista sul carcere. A lanciarlo e' l'avvocato Domenico Contestabile, a nome di Silvio Berlusconi e

 

(9) "L'Fspresso", 15 gennaio 1989.

 

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all'indirizzo di Carlo Verdelli, Alberto Statera, Giovanni Ruggeri e Mario Guarino. Era la quarta e ultima udienza del processo per diffamazione aggravata [...]. Berlusconi, che alla sua immagine tiene molto, si era presentato in persona alla terza udienza, nonostante tutto quello che ha da fare. Alla giuria aveva raccontato delle lagrime di mamma' alla lettura dell'articolo. Il suo avvocato ha raccontato anche delle lagrime dei Berlusconi babies alla lettura del libro, incautamente lasciato da papa' in bella evidenza sulla libreria della villa di Arcore. "Il sospetto come strumento della diffamazione", ha tuonato l'avvocato di parte civile, e per questa pratica da "diffamatori di professione" ha chiesto una riparazione pecuniaria di 100 milioni. Il pubblico ministero, da parte sua, ha chiesto 9 mesi di reclusione per Verdelli,8 per Ruggeri-Guarino,5 per Statera direttore di "Epoca". Punizione esemplare per chi lede l'immagine di Berlusconi? La giuria, dopo 4 ore e mezza, ha deciso che non era il caso... Una sentenza che certo non puo' soddisfare Berlusconi>> (10).

Anche "l'Unita'", in un articolo intitolato Berlusconi amico di Gelli querela ma i giudici assolvono, evidenziava come il magnate di Arcore avesse chiesto, tramite il suo avvocato, un risarcimento di 100 milioni a testa, respinto dal Tribunale, e condanne per tutti tra i 5 e i 9 mesi: <<Il Tribunale a tarda sera ha invece emesso una sentenza diversa, assolvendo gli imputati proprio sulle contestazioni piu' gravi, sia pure per insufficienza di prove>> (11).

Ai nostri avvocati Corso Bovio, Caterina Malavenda e Paolo Maruzzo (che sono anche colleghi pubblicisti, e ci hanno assistito con competenza e passione), davamo mandato di ricorrere avverso la sentenza del Tribunale di Verona. Il 22 ottobre 1992, la Corte d'Appello di Venezia (presidente Michele Curato, consiglieri Lionello Marini e Umberto Mariani) trasformava l'assoluzione per insufficienza di prove in assoluzione piena, e riduceva a 700 mila lire la multa per avere attribuito a Berlusconi il coinvolgimento in reati valutari in concorso con Carboni. Dunque, risultava vieppiu' legittimo, e con l'autorevolissimo avallo del Tribunale, accostare il nome e le gesta di Silvio Berlusconi al Venerabile maestro piduista Licio Gelli, al mafioso Vito Ciancimino, al bancarottiere piduista Roberto Calvi, e a vicende i fallimenti, societa' ombra, "mafia bianca". Rimaneva l'infinitesimale

 

(10) "il manifesto", 18 novembre 1988.

(11) I'Unita'". 17 novemhre 1988

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neo della multa per una svista non nostra - un minuscolo neo del quale volevamo comunque liberarci.

L'ultimo atto e' del 30 marzo 1993. La Corte suprema di Cassazione (presidente Guido Guasco, consiglieri Giuseppe Ciufo, Guido Ietti, Alfonso Malinconico, Carlo Cognetti) accoglieva il nostro ricorso, giusto l'articolo 90 del vecchio Codice di procedura penale: <<L'impugnata sentenza dev'essere annullata senza rinvio>>, sentenziava la Cassazione. Era la vittoria finale e completa. Di tutti e tre i gradi di giudizio, niente e' rimasto a nostro carico, neppure la pur modestissima multa.

L'onnipotente Cavaliere, da parte sua, non solo doveva prendere atto della completa sconfitta, ma finiva nei guai per falsa testimonianza

- cioe' a dire, l' accusatore finiva sul banco degli imputati, ai sensi dell'art. 372 del Codice di procedura penale. Al Tribunale di Verona, nel corso dell'udienza del 27 settembre 1988, Berlusconi aveva deposto sotto giuramento; interrogato in merito alla sua affiliazione alla Loggia massonica P2, l' aveva temporalmente collocata nell'anno 1981 (invece che nel 1978, come noi avevamo scritto), e aveva affermato - mentendo - di non avere corrisposto al Venerabile maestro Licio Gelli alcuna quota di iscrizione alla Loggia, al momento dell'affiliazione. Al cospetto di queste clamorose menzogne, avevamo inoltrato un esposto alla Pretura di Verona.

Il 22 luglio 1989, il pretore Gabriele Nigro firmava una sentenza istruttoria di <<non doversi procedere contro l'imputato [Berlusconi NdA] perche'‚ il fatto non costituisce reato>>. Avverso la decisione del pretore si appellava il Procuratore generale della Corte d'Appello di Venezia Stefano Dragone.

Il processo d'Appello aveva luogo nel maggio 1990. Dal nostro esposto alla Pretura erano trascorsi venti mesi, nel corso dei quali era stata varata dal Parlamento l'ennesima amnistia (la ventitreesima della storia repubblicana); essa diveniva operante il 12 aprile 1990, e riguardava i reati commessi fino a tutto il 24 ottobre 1989 - per Berlusconi era un provvidenziale salvagente. Quando i magistrati lo avevano convocato a Venezia per rispondere del reato di falsa testimonianza, l'editore piduista aveva dichiarato: <<Spero che la prossima amnistia, che si annunzia non rinunziabile, non mi tolga il piacere di vedere confermata la sentenza di proscioglimento [della Pretura, NdA] dalla Sezione istruttoria presso la Corte di Appello di Venezia>> (12), "Amnistia non rinunziabile"? Berlusconi

 

(12) "L'Espresso", 25 febbraio 1990.

 

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fara' tutto meno che rinunciarvi, e la Corte d'Appello (presidente G. Battista Stigliano, consiglieri Luigi Nunziante e Luigi Lanza, relatore) non gli togliera' alcun piacere: <<Ritiene il Collegio che le dichiarazioni dell'imputato non rispondano a verita'... Ne consegue quindi che il Berlusconi, il quale, deponendo davanti al Tribunale di Verona nella sua qualita' di teste-parte offesa, ha dichiarato il falso su questioni pertinenti alla causa ed in relazione all'oggetto della prova, ha reso affermazioni non estranee all'accertamento giudiziale e idonee in astratto ad alterare il convincimento del Tribunale stesso e cio' (a prescindere dal mancato utilizzo processuale delle dichiarazioni menzognere medesime da parte del giudicante) ha compiutamente realizzato gli estremi obiettivi e subiettivi del contestato delitto... Il reato attribuito all'imputato va dichiarato estinto per intervenuta amnistia>>.

Complimenti, Cavaliere!

Giovanni Ruggeri - Mario Guarino

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