Chi e' Pietro Campoli : lettera a Santoro del 1991
Pubblico questo documento per permettere di capire, a chi non mi conosce di persona, chi sia Pietro Campoli. semplice cittadino a cui preme molto la difesa di alcuni diritti fondamentali e inalienabili della persona. Tra questi sicuramente vi e' quello tutelato dall'art. 21 della Costituzione italiana che e' purtroppo sempre violato e ho infinite prove per documentarlo.
Gli uomini della Digos e delle forze dell'ordine che hanno avuto a che fare con me e che mi hanno identificato quando ho tentato di esercitare questo diritto, lo sanno molto bene;
Inviai questa lettera a Simonetta Martone, conduttrice-spalla di Santoro nella trasmissione Samarcanda della RAI per chiedere di essere ospite della trasmissione e poter far conoscere quello che mi era accaduto nel tentativo di esercitare il diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione.
Quale esempio di impedimento dell' esercizio del diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione capitato a me, ricordo quello che mi e' accaduto il 12-09-1994 alla Festa dell'Unita' di Modena. Anche in quella occasione fui identificato dalla Digos e non avevo alcun timore a farlo.
http://pcampoli.blogspot.it/2012/10/ecco-cosa-e-successo-il-12-09-94-uno.html
Gli uomini della Digos e delle forze dell'ordine che hanno avuto a che fare con me e che mi hanno identificato quando ho tentato di esercitare questo diritto, lo sanno molto bene;
Inviai questa lettera a Simonetta Martone, conduttrice-spalla di Santoro nella trasmissione Samarcanda della RAI per chiedere di essere ospite della trasmissione e poter far conoscere quello che mi era accaduto nel tentativo di esercitare il diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione.
Quale esempio di impedimento dell' esercizio del diritto tutelato dall'art. 21 della Costituzione capitato a me, ricordo quello che mi e' accaduto il 12-09-1994 alla Festa dell'Unita' di Modena. Anche in quella occasione fui identificato dalla Digos e non avevo alcun timore a farlo.
http://pcampoli.blogspot.it/2012/10/ecco-cosa-e-successo-il-12-09-94-uno.html
Lettera a Samarcanda
Russi, 15/01/91
Gentile Simonetta Martone,
chi le
scrive e' un romagnolo di 38 anni che segue costantemente da 2
anni circa la trasmissione Samarcanda.
Prima non seguivo la trasmissione
perche' non ero a conoscenza della esistanza e dello spirito della trasmissione.
Questa
lettera e' un po' lunga, le chiedo anticipatamente scusa, pero'
e' inevitabile che sia cosi' perche'
occore un minimo di spazio per spiegarsi e farsi capire.
Telefonicamente ho
fatto richiesta di potere essere ospite durante una puntata perche' ho alcune
cose che sento
il bisogno di
dire a chi
segue la trasmissione e che penso valga la pena
raccontare.
Con questa mia lettera intendo farle conoscere
anticipatamente le cose che voglio
dire perche' sia in tema
con l' argomento della serata.
Le dico subito che sono diversi
mesi che non ho pace per quanto
mi e' successo e che mi e'
stato "sconsigliato" di
fare; poiche' nutro molta fiducia nella
redazione di questa trasmissione per il
modo di fare informazione spero mi sia data la possibilita'
di liberarmi dia questo peso che mi opprime
(non e' retorica). Penso anche di
rendere un piccolo servizio
per accrescere la democrazia nel nostro paese. Prima
di parlarle degli
episodi accadutimi le dico il piu' brevemente possibile chi sono
per farle capire meglio la mia
personalita' nei limiti del possibile.
Sono laureato
in ingegneria elettronica e ho
studiato a Bologna dal 1971 al
1978. Sono figlio
di una casalinga
e di un ex rigattiere
e ex autista della nettezza
urbana del comune di Russi (RA).
Provengo da una famiglia cattolica e anch'io
sono cresciuto nell' ambito della
cultura cattolica. Fino dall'
eta' di 14-15
anni mi sono
interessato delle problematiche
del sociale e della politica, perche' mio padre, pur avendo una cultura limitata ,(licenza
elementare) , e' sempre stato sensibile
ai problemi della politica e quindi
ha trasmesso a me questo interessi.
Negli anni
'50-'60 e primi '70 mio padre,
pur aderendo alla DC, si sentiva vicino ad una parte delle idee della
sinistra. Era uno di
quelli che pur essendo democristiano dialogava e si confrontava sui problemi
reali coi comunisti, nei limiti
della sua cultura e delle sue possibilita'.
Per
le sue idee
e per la sua
disponibilita' al dialogo coi comunisti
nella sezione della
DC veniva definito comunista di
sacrestia e piu'
volte e' stato invitato a non
prendere piu' la tessera della
DC e confluire nel PCI.
Mio padre questo non lo ha fatto
perche' riteneva che
la DC realizzasse in politica gli ideali del
cristianesimo a cui
lui credeva.
Chiaramente io ho sempre cercato di far capire
a mio padre che la DC lo ingannava, che questo partito sfruttava la
sua buona fede; a nulla sono servite le interminabili discussioni che ho fatto con lui per
fargli capire che gente come
Zaccagnini,La Pira,Dossetti, Gorrieri
erano mosche bianche nella DC; la
Dc che contava
era rappresentata da
Andreotti,Cossiga,Tambroni,Scelba...
Io ho sempre giustificato questo atteggiamento
di mio padre per i traumi che ha subito nel '48 a causa di errori compiuti dal PCI. Mi
riferisco parlando di errori a certe forme di intolleranza e di dogmatismo che caratterizzavano il PCI di quel
periodo. Erano anni quelli in cui
i comunisti speravano nell'
arrivo di Stalin.
Mio padre
questo non lo voleva perche' riteneva negativo per il nostro sviluppo democratico l'arrivo di Stalin. L'interesse
del sociale e della politica di mio padre mi spingeva negli anni
1966-1980 e seguire un certo tipo
di cultura e leggere un certo tipo di stampa.
Ho iniziato a leggere in
quegli anni l'Espresso e successivamente anche il settimanale il
Tempo (quando vi scriveva Lino Jannuzzi); ho seguito molto appassionatamente la corrente
liberal-radicale, le lotte
per il divorzio, l'aborto e sempre sono rimasto affascinato
dalle lotte portate
avanti da Pannella.
A
livello di RAI erano quelli gli
anni di Bernabei, per cui la informazione
radio-televisiva era quello che era.
Dopo la riforma le cose sono certamente
cambiate, pero' occorre
non illudersi troppo.
Se non si sta in guardia,
tentativi di imbavagliare un certo tipo
di informazione ci sono sempre.
Gli attacchi dei vari Pasquarelli
e Andrea Borri sono sempre
alla porta e
in certe persone
la nostalgia dei tempi passati puo'
avere la meglio su certi processi democratici. Occorre vigilare sempre.
Quanto le ho detto
fino ad ora, lo ho fatto per farle capire, seppure
in forma appena accennata, in quale clima sono cresciuto e maturato.
Termino
di parlare del mio passato, dicendole che non
ho mai aderito e mai aderiro' ad un partito
o associazione organizzata, perche' ho sempre considerato l'adesione a
qualsiasi organizzazione una forma di limitazione del libero pensiero e della critica. Ho la
netta sensazione che
aderendo ad un
partito si subisce
inevitabilmente dei limiti e si
viene irregimentati.
Per me questo e'
inacettabile, voglio sempre potere esprimere liberamente quello che penso e che ritengo piu' giusto,
non voglio per
motivi di opportunita' politica o di interessi
particolari prendere posizioni che non
accetto.
Le racconto
ora quello che mi e' successo e
che intendo rendere pubblico
tramite Samarcanda. Il
29/09/90 e' arrivato a Russi il presidente
Cossiga. Il 22/09/90
Cossiga ad Argenta
aveva pesantemente attaccato
Orlando. Poiche' io
nutro e ho
sempre nutrito fiducia in Orlando, non ho gradito la presa
di posizione e l'attacco di Cossiga ad
Orlando. Per questo
motivo decisi il 23/09/90
di esprimere pubblicamente
questo mio dissenso
nei confronti di Cossiga facendo
un cartello con la scritta
"ORLANDO OK"
"ORLANDO OK"
e di
mostrarlo a Cossiga lungo il tragitto che avrebbe percorso per
giungere al municipio di Russi.
Poiche' intuivo che avrei avuto problemi
per questo gesto
da parte del servizio d'ordine, mi sono recato in Questura a Ravenna il 24/09/90 e ho chiesto di
parlare con un
responsabile della Digos.
Sono stato ricevuto dal funzionario Musumeci il quale molto cortesemente ha cercato di farmi
capire che non
era opportuno questo mio gesto.
Mentre
io garantivo che avrei solo esibito il cartello e che non avrei lanciato slogans ne' frasi offensive nei
confronti di Cossiga, il
funzionario Musummeci continuava a dirmi che il
mio gesto non sarebbe stato
tollerato dal servizio d'ordine perche' creava una turbativa all'ordine pubblico.
Per
suffragare questo divieto
continuava a dirmi che la piazza antistante
il municipio sarebbe stata piena, per cui un gesto come il mio
poteva fare scoccare una scintilla e scatenare disordini. Io sostenevo invece che la piazza
non sarebbe stata
invasa da cittadini
; come e' facilmente
documentabile rivedendo le riprese RAI
della sede regionale di Bologna trasmesse il 29/09/90 ho avuto
ragione io.
Le transenne che delimitavano
il percorso presidenziale a mala pena erano coperte dalla gente e
il pubblico per
lo piu' era composto da ragazzini che erano ben felici di
non trovarsi a scuola ma nella pubblica
piazza sotto un tiepido sole settembrino. Poiche' la visita era prevista per il sabato
29/09/90, avendo il 01/10/90
un appuntamento per motivi di
lavoro in Piemonte, decisi,
per non compromettere gli impegni di lavoro, di rinunciare al
gesto che volevo fare. Ripeto,
ho rinunciato al gesto per avere la
certezza di rispettare gli
impegni di lavoro che avevo, non perche'
temessi di essere
portato in Questura
ed essere schedato e eventualmente trattenuto.
Per dimostrare quanto affermo vi
dico che il 8/12/90 sono stato davanti alla
Questura di Ravenna dalle ore
8.30 alle 11.30, come sandwich-man con i seguenti cartelli :
=======================================
=======================================
PER UNO
SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA
PER UNA VERA
LOTTA ALLA DROGA
E ALLA MAFIA, LUNGA VITA A SAMARCANDA
E MORTE POLITICA
IMMEDIATA AGLI
AMICI E
COLLUSI DELLA MAFIA.
Un volontario del
GRUPPO PROGETTO
ARCOBALENO
di RUSSI
Volontariato contro la droga
=====================================
CENSURA A SAMARCANDA
MENO DEMOCRAZIA
ogni giovedi ore 20:30
Rai Tre
=====================================
=====================================
Questo mio
show non e' stato impedito pero'
un questurino mi ha avvicinato e
mi ha chiesto
un documento di
identita'che io previdentemente avevo gia' preparato. Le ho
raccontato cio' per dirle che non
temo la schedatura per simili gesti.
L'aver
dovuto rinunciare il
29/09/90 alla possibilita'
di esprimere il mio dissenso a Cossiga e la solidarieta' ad Orlando, mi ha
profondamente turbato ed umiliato. Pur
rinunciando alla mia azione il
23/09/90 ho scritto la lettera che allego
e l'ho fatta consegnare tramite mio padre al responsabile della redazione del Resto del Carlino di Ravenna Uber Dondini.
Mi sono rivolto alla redazione del Carlino
perche' in passato, in un precedente
colloquio, Dondini mi
aveva dichiarata la sua
disponibilita' a concedermi spazio sul
giornale per denunce
di interesse generale.
Personalmente non ho avuto il tempo di
recarmi alla redazione del giornale per parlare di persona con Dondini, per
questo ho scritto la lettera e ho mandato mio padre.
Poiche' dubitavo che la sola lettera mi permettesse di ottere
lo spazio che
richiedevo, ho tentato
diverse volte da
Bologna, sede del
mio lavoro, di contattare
Dondini.
Non c' e' stato nulla da fare : si rendeva
irreperibile . Questo suo comportamento mi ha fatto capire che mi
evitava e che non aveva il coraggio
di dirmi apertamente
che non era
disponibile a concedermi quanto gli chiedevo.
Affermo questo
perche' il 6/10/90 mi sono recato
alla redazione del giornale alle ore 9 e,quando gli ho chiesto perche' non mi ha concesso lo
spazio che richiedevo, ha avuto
il coraggio di dirmi che non era a conoscenza della mia lettera.
Poiche' in quel momento era solo nella
redazione, mi ha detto che si sarebbe informato su come si erano andate le
cose, avrebbe indagato e mi avrebbe
detto chi aveva ritirato la lettera.
Mio padre
mi ha garantito che quando e'
stato alla redazione del giornale
ha chiesto alla persona che gli ha aperto la porta di potere parlare con
Dondini e che la persona
che ha ricevuto la lettera si e' qualificata come
Dondini.
Poiche' mio
padre non conosce
Dondini, per avere
la certezza della menzogna raccontatami da Dondini ,della quale sono profondamente
convinto, non mi rimane che
effettuare un confronto alla americana
che faro' appena possibile.
Prima di lasciare la redazione del Carlino ho
detto chiaramente a Dondini di non credere a quanto mi diceva e che non
era necessario con me usare certi
sotterfugi. Era sufficente
che mi dicesse apertamente
che la redazione del giornale non
poteva concedermi spazio.
Ho anche detto chiaramente a Dondini che
l'attegiamento che aveva avuto nei miei confronti per questa vicenda mi faceva comprendere il tono di certi articoli
apparsi qualche mese
prima riguardo alcune
vicende che hanno interessato un medio spacciatore di droga mio concittadino, il cui padre
e' stato in passato attivista del
PRI.
Questo
spacciatore e i familiari avevano subito alcuni attentati e negli
articoli di cronaca locale apparsi sul
Carlino di Ravenna il giornalista Carlo Raggi,che si occupa anche
di questioni legate al traffico di
droga, ha avuto il
coraggio di definire
questo spacciatore (con una condanna in primo grado a 5 anni e 7 milioni di multa) un tossicodipendente che cerca
di uscire dal
vortice della droga.
Conosco molto bene questo personaggio perche'
negli anni in cui e' stato coinvolto nei traffici di droga
abitava 50 metri da casa
mia e potevo notare i giri strani e le visite continue non di tossici
ma di pusher, suoi cavalli.
Questo "tossicodipendente" inoltre viaggiava su Volvo Turbodiesel 760 e Porsche
911 Carrera.
Poiche' a Ravenna il PRI gode
di un certo
potere e poiche' conosco
l'orientamento politico della
redazione del Carlino, capisco
i miserabili tentativi di minimizzare il peso criminale di questo pregiudicato essendo il figlio di
un attivista del PRI, il quale annovera,tra le sue amicizie, quella
del dimissionario assessore al Turismo
del comune di Ravenna Giorgio Brunelli.
A
questo punto termino la lettera chiedendole solamente di avere l'opportunita' di raccontare quanto mi e'
stato impedito durante la visita di
Cossiga e il conseguente
comportamento del direttore della redazione di Ravenna del Resto del
Carlino.
Spero al piu' presto di liberarmi dal
peso che mi
opprime e voglio
dichiarare pubblicamente quanto
occorra migliorare la democrazia nel
nostro Bel Paese.
Siamo molti lontani
dalla societa' di utopia in cui vorremmo tutti vivere e che racconta la Zarri.
Nel porgerle i miei complimenti per la
trasmissione, le porgo,per il
momento,distinti saluti.
P.S.
La
lettera l'ho scritta prima dello scoppio della guerra del Golfo.
Come avete fatto nella
puntata del 17/01/91,
la attenzione vostra si e'
concentrata sui problemi
esteri. Comprendo che, travolti
dalla drammaticita' dei
fatti, si parli
del problema del Golfo. Mi
permetto di dire pero' che occorra, pur essendoci la guerra del Golfo, non
dimenticarsi dei problemi interni.
Ai Saddam Hussein italiani si puo' concedere una
tregua momentanea; e'
giusto che a
caldo l'informazione sia monopolizzata
dalla guerra del
Golfo.
Occore pero' non cadere
nell'errore di parlare
solo dei problemi
esteri e dimenticare i problemi nostri interni. Se succedera' cio' faremo un favore
troppo grosso ai
Saddam Hussein italiani che sono
ben felici che sia scoppiata la guerra del Golfo.
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